Oggi, a differenza di un passato non molto lontano quando il tempo libero era opposto e residuale al tempo della produzione, il turismo è uno degli ambiti in cui si rappresentano e prendono forma bisogni e desideri di una società complessa e pulviscolare. La vacanza si è trasformata da momento essenzialmente ricreativo e rigenerativo a pratica interattiva per vivere l’individualità delle emozioni, la soggettività delle esperienze, la comunità degli stili di vita e le pratiche relazionali di consumo. La vacanza si è quindi individualizzata, personalizzata, tribalizzata. In relazione a questo processo evolutivo che interessa la molecolarizzazione dei comportamenti di vacanza, il confronto tra località turistiche non è più solo centrato sulla bellezza del luogo,ma sul tipo e sulla qualità delle esperienze turistiche che si possono realizzare in un determinato contesto territoriale. Accanto al più consolidato elemento di marketing turistico – “dove sono andato in vacanza” -, sta diventando sempre più importante il “che cosa ho fatto in vacanza” e cioè la realizzazione e comunicazione di esperienze di tipo culturale.

Il turismo delle esperienze è soprattutto un turismo lento, sostenibile e responsabile, e la bicicletta, nelle sue varie forme estetiche e funzionali, è il principale vettore di conoscenza/scoperta del territorio di questa tipologia di turismo perché la mobilità ciclistica consente di esaltare uno stile di vita salutare ed attivo, di viaggiare in modo ecologico, silenzioso, conviviale ed economico, di stabilire facilmente relazioni con le persone e i luoghi, di esplorare e godere dei paesaggi, di avvicinare con uno spirito di avventura piccoli e grandi patrimoni storici, culturali e naturali. Viaggiare in bicicletta consente di vivere in modo olistico ed emotivamente coinvolgente un territorio che si vuole visitare e conoscere. A questa attività possono avvicinarsi tutti; c’è chi lo fa in chiave sportiva, chi come un’avventura, una vacanza, un’immersione nella natura, o semplicemente un modo alternativo per viaggiare, ma in ogni caso tutti possono praticarlo, avendo come unica condizione il fatto di possedere una bicicletta o la possibilità di noleggiarne una.

Profili dei cicloturisti

L’Italia è un Paese di grande tradizione ciclistica e lo dimostra il consistente numero di appassionati ciclisti e le numerose associazioni sportive e amatoriali. Il cicloturismo sta prendendo piede nonostante ci sia ancora poca organizzazione per accogliere questo tipo di turismo come succede in altri Paesi. Sono ormai sempre più numerosi gli italiani (ai quali vanno aggiunti i nordeuropei, presenti soprattutto in primavera ed autunno) che scelgono di usare la bicicletta anche per andare in vacanza, alla ricerca di un turismo lento con ritmi gestibili in modo autonomo, a contatto con la natura e i luoghi e coniugando al tempo stesso il divertimento con l’esercizio fisico.

Nel recente 1° Rapporto ISNART–Legambiente “Cicloturismo e cicloturisti in Italia” sono state proposte tre tipologie di utilizzatori di bike per turismo:

  • turisti sportivi, ovvero i turisti che prediligono una modalità di vacanza attiva. Sono i turisti che nella motivazione principale della scelta della destinazione della vacanza indicano “posto ideale per praticare un particolare sport”;
  • turisti con bicicletta (holiday cycling), ovvero i turisti per i quali l’escursione in bicicletta è una parte della vacanza, ma non é la principale componente. Sono i turisti che durante il soggiorno “praticano mountain bike, ciclismo”;
  • turisti in bicicletta (cycling holidays), ovvero coloro che fanno vacanze della durata di almeno una notte e per i quali la principale motivazione della vacanza è il viaggio in bicicletta, utilizzata quale mezzo di trasporto e di conoscenza dei territori attraversati, quale parte integrante dell’esperienza di viaggio. Sono i turisti che nella motivazione principale della scelta della destinazione della vacanza indicano “praticare mountain bike, ciclismo”.

Ovviamente, come per ogni nicchia turistica, i turisti sportivi e quelli con e in bicicletta hanno bisogno di strutture e servizi ad hoc. Pertanto, oltre ai ciclopercorsi e piste ciclabili, sono sorte strutture di accoglienza specializzate come i bike hotel, che sono degli hotel o delle strutture tipo B&B, agriturismi, campeggi e ostelli, che offrono una camera anche per una sola notte, cibo adatto e integratori alimentari, la possibilità per gli ospiti di lavare e asciugare vestiti, strutture e servizi per il wellness (sauna, massaggi), la presenza di guide, la fornitura di mappe cicloturistiche dell’area, il noleggio bici, ma anche un garage per il parcheggio sicuro delle bici e un’officina attrezzata per la manutenzione e il lavaggio delle biciclette. Attualmente, sono oltre 2000 le strutture registrate in tutte le regioni italiane.

In Europa, Austria, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera sono tra i Paesi che hanno avuto maggiore successo nello sviluppo del ciclo turismo grazie non solo ad una vasta rete di percorsi ciclabili, ma anche ad un efficace sforzo di marketing e alla creazione di una rete di servizi dedicati. Secondo stime recenti in Germania si contano 5,5 milioni di praticanti cicloturismo l’anno, per un fatturato di 5 miliardi di euro; in Francia il cicloturismo genera 16 mila addetti, 7 milioni di pernottamenti e un fatturato di 2 miliardi di euro.

In Italia, secondo i dati del rapporto ISNART–Legambiente, le presenze cicloturistiche rilevate nel 2018 (ossia il numero delle notti trascorse dai clienti, italiani e stranieri, negli esercizi ricettivi – alberghieri o complementari – e nelle abitazioni private) ammontano a 77,6 milioni, pari all’8,4% dell’intero movimento turistico. Si tratta cioè di oltre 6 milioni di persone che hanno trascorso una o più notti di vacanza utilizzando la bicicletta.

Le presenze dei cicloturisti, nel più vasto orizzonte della vacanza attiva, sono aumentate del 41% nel quinquennio 2013-2018, mentre il giro di affari viene stimato intorno ai 7,7 miliardi di euro (per una spesa media giornaliera di 66 euro, di cui 55 euro per l’alloggio). In particolare, le presenze stimate per i turisti con e in biciletta sono 55,7 milioni. Quasi la metà dei vacanzieri attivi fa un uso frequente della bicicletta per svolgere attività fisica in connessione con la conoscenza e scoperta del territorio. Si tratta, quindi, di un fenomeno in evidente espansione, con un incremento delle presenze cui ha contribuito in particolare la componente straniera (46% del totale, con una spesa media giornaliera di 64 euro per l’alloggio) che ha fatto registrare nell’ultimo decennio un tasso di crescita praticamente doppio rispetto a quello degli italiani.

Per potersi sviluppare e radicare pienamente in un territorio, il cicloturismo deve essere ben pianificato e promosso e, infatti, ad esempio gli investimenti per la mobilità alternativa fatti in Trentino hanno portato a degli ottimi risultati con oltre 500 chilometri di piste ciclabili che vengono percorse da moltissimi ciclisti italiani e stranieri. Per quanto riguarda i servizi, sono stati anche aperti bike hotel, bike grill, strutture per il ristoro, servizi igienici, assistenza e centro informazioni dedicati ai turisti in bicicletta. Ottimi risultati anche per l’Alto Adige che possiede una vasta rete ciclabile e nella provincia di Bolzano si è puntato a sviluppare una serie di servizi per rendere i percorsi appetibili al cicloturismo, come il treno della val Venosta che dà la possibilità di combinare la bicicletta alla ferrovia, il noleggio di bici e la creazione di una Bikemobilcard che permette di usare treno, noleggio e trasporto pubblico, fornendo al cicloturismo un forte impulso.

Oggi, in Italia la maggior parte delle ciclovie di qualità esistenti è attiva al Nord, ma da qualche anno in Puglia, Campania, Basilicata, Calabria è stato realizzato uno studio di fattibilità e in alcuni casi sono stati avviati i lavori delle reti ciclabili nell’ambito della rete Bicitalia/Eurovelo e del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche.

Fonte: https://puntoponte.wordpress.com/