Tradizione dei vitigni autoctoni come Trebbiano e Pecorino e una interessante declinazione di vitigni internazionali creano una geografia enologica di pregio
Collocato tra il mare Adriatico e i massicci del Gran Sasso d’Italia e della Majella, l’Abruzzo è una terra che affascina per la sua bellezza rude a tratti e gentile in molti casi. Il patrimonio enogastronomico è un inno alla tradizione e i viticoltori hanno una comune caratteristica: la passione.
Qualche suggerimento lo vogliamo dare a partire dalla cittadina di Vasto affacciata sul mare e ricchissima di storia. La visita a piedi del centro storico è suggestiva, unico il panorama sul mare dagli antichi contrafforti.
Proseguendo lungo la costa si raggiunge la cosiddetta “Riviera dei Trabocchi” tipiche costruzioni in legno che, usate nel passato per la pesca, sono oggi ristoranti dotati di un fascino speciale. Già Gabriele D’Annunzio, che a San Vito Chietino ebbe il suo eremo, cantò la Costa dei Trabocchi nel Trionfo della Morte. “Proteso dagli scogli, simile a un mostro in agguato, con i suoi cento arti il trabocco aveva un aspetto formidabile” scriveva il Vate.
Il pesce è protagonista al Trabocco Punta Cavalluccio gestito con gusto dalla famiglia Verì, la più antica tra quelle dei Traboccanti. Insalata di polipo, pepata di cozze, scampi al vapore, cucina marinara che rappresenta la miglior tradizione. Venendo al patrimonio enologico abruzzese, ecco che varietà e tipicità consentono di scoprire e degustare vini autoctoni di grande pregio.
Il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, presieduto da Valentino di Campli, conta 400 soci e si propone di tutelare, valorizzare e curare gli interessi relativi alle denominazioni di origine controllata del territorio regionale. Attività che il Consorzio porta avanti, giorno dopo giorno, con la massima determinazione. La stessa che i suoi associati – viticoltori, vinificatori e imbottigliatori, da sempre attenti alla qualità – mettono nel proprio lavoro. “Dalla cura del vigneto alla scrupolosità nella trasformazione dell’uva, dalla diligenza nell’invecchiamento all’attenzione per le esigenze del cliente” spiega il responsabile della comunicazione del consorzio Davide Acerra.
Da Ovidio a Polibio sono tante e autorevoli le testimonianze della presenza di una tradizione vitivinicola in Abruzzo già nell’antichità. Concentrata, fino al Rinascimento, prevalentemente nella Valle Peligna, negli ultimi 40-50 anni la viticoltura abruzzese si è specializzata e in modo molto razionale e ha via via abbandonato le aree più difficili per ridistribuirsi in quelle più vocate della collina litoranea. Numerose le belle storie di famiglia dedicate al vino, fatte di impegno, passione e unione. Come la famiglia Altieri con Alessandro e Miriam e i loro figli Emanuele e Nicola già impegnati appieno nell’azienda Fontefico, sul promontorio di Punta Penna da dove Vasto e il mare Adriatico son o una cartolina. Qui il Trebbiano, il Pecorino e il Cerasuolo trovano vivacità non solo nei sentori aromatici di grande eleganza ma anche nel design delle etichette ideate dai fratelli Emanuele e Nicola, E nei nomi come il Trebbiano chiamato “portarispetto” o il Pecorino “la canaglia”.
Notevole nei sentori e nella pienezza il “La foia” 2016 edizione speciale del Pecorino Superiore. Un vino audace, che consegna emozioni e freschezza, senza temere l’incedere del tempo. A Fontefico suggeriamo anche di sedersi a tavola per gustare una cucina della vera tradizione abruzzese, fatta con capacità e passione dal giovane Umberto di Marco. Prodotti selezionati come la Ventricina del Vastese e il oco fuori il centro storico di Vasto, da visitare con i suoi palazzi e antichi vicoli, si trova la cantina della famiglia Jasci.
La filosofia Jasci ha scelto il biologico e l’ecosostenibilità in tempi non sospetti, erano i lontani anni ‘80. E oggi il rispetto dell’ambiente a cui è profondamente legata, si unisce alle più avanzate tecnologie con la tradizione e l’esperienza che da decenni rende i vini Jasci apprezzati in tutto il mondo. Delle 750.000 bottiglie prodotte, ben l’80 % varca i confini verso mercati internazionali.
Tutte le fasi di lavorazione in cantina sono seguite personalmente dalla famiglia Jasci, che vede nella cura di ogni dettaglio il migliore investimento possibile.
Alcuni esempi di questa grande attenzione alla produzione sono la sterilizzazione
a vapore di tutte le condutture e i serbatoi prima di ogni passaggio delle uve, oppure la scelta di effettuare ogni fase della vinificazione esclusivamente
a temperatura controllata. Il Montepulciano trova piena espressione nella lavorazione di Donatello Jasci, come la riserva 2013 “Poema”. caciocavallo, precedono sagne fatte in casa e un pollo ripieno che riporta tutto il gusto abruzzese. La provincia di Chieti conta un notevole numero di cantine cooperative. Come a Cantina Frentana, qui principio economico e il modello associativo consentono di mantenere a vigneto anche piccoli appezzamenti dei soci conferitori, consapevoli della cura e professionalità con le quali le uve vengono lavorate grazie alla lunga esperienza di Gianni Pasquale enologo di Frentana. La storia della cooperativa è lunga e appassionante e dal 1958 si tramanda da generazioni, un racconto dal sapore autentico in cui cambiano gli attori ma restano inalterati i valori.
E da cantina Frentana arriva sul mercato una novità. Un Montepulciano spumante rosato, di pronta beva e felice struttura, un vino da merenda, che arriva prima del Prosecco Rosè di cui tanto si sta parlando. Notevole anche il Torre Vinaria 2016 struttura e corpo di ottimo carattere. a passione per il vino e la terra d’Abruzzo ha contagiato anche l’industriale e cavaliere del lavoro Nicola Di Sipio la cui cantina è nata, piuttosto di recente sui possedimenti che furono dei conti Mezzanotte. Diciotto anni fa inizio questa avventura, un po’ sogno e un po’ business che oggi produce raffinati ed eleganti vini. Caratteristica particolare, oltre ai vitigni autoctoni, la scelta di impiantare Falangina, Riesling Renano, Pinot Nero. Il coraggio è stato ampiamente ripagato, grazie anche alla passione di Giulia Di Sipio, nipote di Nicola, innamorata a tal punto della sua terra di origine da aver abbandonato la Capitale per trasferirsi nei 35 ettari della tenuta a Ripa Teatina in provincia di Chieti. “Qui – racconta Giulia – abbiamo enfatizzato il legame con la storia e la funzionalità estetica. Materiali e idee architettoniche si fondono nel rispetto del territorio”. Ancora intatta la quercia dove “Nonna piantava i gerani, un pezzo di storia della famiglia e del luogo”.
Vigne antiche, nuovi impianti e la residenza dei conti Mezzanotte, che risale al 1500, un piccolo eden vinicolo quello dei Di Sipio. Vini adulti e pieni, eleganti e raffinati come il metodo classico Rosè, da non perdere e il Montepulciano riserva 2009 Di Sipio Rosso che matura sulle bucce per il monumentale periodo di 60 mesi. Gran bere.
Fonte:https://www.repubblica.it