Una rete di ciclabili da oltre 90 mila chilometri. E tanta voglia di tornare a percorrerle. Tra Piemonte, Trentino, Abruzzo e Toscana, idee e suggerimenti per tornare a vivere outdoor
Pedalando rafforzi il sistema immunitario”. È lo slogan di una pubblicità per incentivare l’uso della bici in questa ripartenza e dare una nuova spinta al turismo, specie quello sostenibile e in regione. Del resto i numeri sulla mobilità dolce parlano chiaro. I ciclisti regolari in Italia già prima del Covid sfioravano i due milioni, secondo un’analisi condotta da ESP GroupM Consulting e Sinottica TSSP, e sono destinati ad aumentare in questo periodo. Su questo trend in crescita, le regioni che “pedalano” propongono, per la prossima estate, itinerari insoliti, percorsi alternativi, servizi dedicati per quanti amano andare in punta di pedale.
Se l’Unione Europea delle Cooperative ha indicato che, tra ciclovie, sentieri e piste ciclabili, l’Italia ha una rete di oltre 90mila km, l’Emilia Romagna si conferma prima regione italiana per diffusione di piste ciclabili ed è seconda in Italia per presenze cicloturistiche (dopo il Trentino Alto Adige): dispone di 8 mila Km tra percorsi stradali, ciclabili e tracciati sterrati per appassionati di bici e mountain bike. Sono itinerari a basso traffico, distribuiti nelle nove province: molti sono segnalati, altri identificati da guide e cartine con invitanti soste enogastronomiche. Si differenziano per lunghezza e difficoltà altimetriche e sono indicati per tre tipi di praticanti: sportivi, ciclo-escursionisti e amanti della mountain bike.
La regione, inoltre, è fulcro di una ciclovia nazionale, la Ciclovia del Sole, la parte italiana di una delle più importanti ciclabili europee (Euro Velo 7 da Capo Nord a Malta per 7.400 km complessivi), definita come il Grand Tour del XXI secolo, in versione slow. Ben 360 sono i chilometri in Emilia-Romagna e si sta lavorando a un percorso di 140 km che da Crevalcore, seguendo il tracciato recuperato del sedime dismesso della linea Bologna–Verona fino a Sala Bolognese, proseguirà fino a Bologna utilizzando la rete di piste esistenti e strade secondarie del capoluogo e poi lungo la valle del Reno da Casalecchio fino al confine con la Toscana. In quasi tutte le città, inoltre, si può usufruire, gratuitamente, di servizi di noleggio pubblico di biciclette: lasciando un piccolo deposito cauzionale all’atto dell’iscrizione è fornita una speciale chiave con codice personale che consente di utilizzare le bici. In particolare, esiste il servizio “C’entro in bici”. Ovunque, poi, ci sono alberghi attrezzati per questo segmento turistico. I servizi vanno dal rimessaggio delle bici all’assistenza tecnica, dai massaggi ai menù personalizzati e bike tour quotidiani con guide specializzate. Nel capoluogo, si sta lavorando alla Bicipolitana (da completarsi entro il 2030), una rete di ciclabili che connetterà la città felsinea con i centri abitati del territorio. Entro fine anno sarà percorribile per quasi il 60% degli oltre 275 km delle 10 direttrici principali.
La pista ciclabile della Val di Sole, in Trentino, si sviluppa quasi per intero lungo il percorso del Fiume Noce, per 35 km, da Cogolo di Peio fino a Mostizzolo ricalcando il tracciato di antiche strade di collegamento o di strade arginali e di campagna. Un’opportunità per scoprire un territorio in modo slow e alla portata di tutti: il percorso non è impegnativo (copre un dislivello complessivo di 565 metri) ed è reso estremamente agevole dalla presenza del Bike Train, sul quale è possibile caricare la bici, e dei Bike Bus (che collegano il capolinea ferroviario di Mezzana alla Val di Peio e a Passo del Tonale oltre che Dimaro Folgarida a Madonna di Campiglio e Carisolo). Uno degli itinerari va da Ossana a Mezzana e si alterna tra tratti pianeggianti e lievi discese, passando nei pressi dei borghi di Ossana e Pellizzano. Emozionante è transitare sotto le maestose rovine del duecentesco Castello di San Michele.
L’Abruzzo è regione delle due ruote. Partendo dalla sua identità green, propone Abruzzo Bike friendly, nata per valorizzare un modello di accoglienza rivolto a chi ama vivere il territorio in modo sostenibile, coniugando lo sport con la scoperta di luoghi, paesaggi e culture. Si tratta di una rete regionale alla quale aderiscono strutture ricettive, stabilimenti balneari, ristoratori e fornitori di servizi complementari (negozi specializzati di biciclette, noleggi e bike center, scuole bike, etc) che potranno fregiarsi del marchio “Active and Sustainable Tourism”. Per farne parte è necessario possedere i requisiti indicati da uno specifico disciplinare dedicato al cicloturismo. Tra i percorsi, Bike to Coast, la pista lungo i 130 km della costa abruzzese e che ha un suo punto di eccellenza nel tratto della Costa dei Trabocchi (veri e propri giganti di legno usati per la pesca), creata lungo l’ex tracciato ferroviario e che guarda al mare. E ancora il tratto, di sessanta chilometri, che porta a scoprire l’antica regione della Marsica. Un tempo il lago del Fucino, nella Marsica, era il terzo lago d’Italia per estensione. Poi, nel 1856, il principe Alessandro Torlonia ne ordinò la bonifica. Oggi rimangono solo i confini delimitati da Madonnine in ceramica collocate su piccole colonne. L’itinerario (da sei ore per i più esperti a tre giorni per il cicloturista in relax) parte da Carsoli e tocca borghi medievali, grotte naturali e siti archeologici come quelli dell’antica Alba Fucens, la più importante città romana d’Abruzzo. Interessante è la Chiesa di San Pietro in Albe del XII secolo, nata dalla trasformazione di un tempio pagano destinato ad Apollo e ciò che rimane dell’Anfiteatro e delle Terme. Ancora visibili le mura megalitiche che circondavano il borgo. Da qui si domina tutta la piana del Fucino che in alcuni giorni, soprattutto al mattino, quando c’è un po’ di foschia, sembra ancora un lago. Tra i paesi, Tagliacozzo, con il suo obelisco nella piazza centrale che si abbarbica sul “cozzo”, cioè sulla montagna. Girovagando tra le solitarie e silenziose vie, vi imbatterete nel Palazzo Ducale. Vale la pena entrare, è impreziosito da un ciclo di affreschi quattrocenteschi.
Fonte: https://www.repubblica.it