Rispondere alla crisi economica che ha colpito anche il comparto agricolo, rilanciando e valorizzando il turismo legato al vino, ovvero consentire agli operatori di offrire degustazioni in azienda, le visite guidate alle cantine e nelle vigne, accompagnate da prodotti alimentari a filiera corta, genuina espressione del territorio. Mettendo però dei paletti, definendo requisiti di professionalità e qualità per rendere questo settore strategico anche per l’Abruzzo, competitivo e vincente. Sbarrando la strada a operatori improvvisati, quelli che magari “vendono” in nero degustazioni di vini dozzinali in bicchieri di plastica.
Questa la ratio della legge approvata all’unanimità nel consiglio regionale di mercoledì scorso, l’ultimo prima della pausa agostana.
Primo firmatario il consigliere della Lega Fabrizio Montepara.
Norma che cala sul territorio le linee guida approvato a marzo 2019 dall’allora ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, anche lui salviniano.
Commenta ad Abruzzoweb Montepara: “Con questa legge – commenta il consigliere – si struttura un servizio che veniva fatto per così dire alla buona, e soprattutto si offre una nuova possibilità di business per migliaia e migliaia di aziende che operano nell’enoturismo. Prima di questa legge, a parte eventi particolari come Cantine aperte, in azienda si poteva far si far degustare il prodotto, ma fiscalmente non c’era la possibilità di avere un corrispettivo economico per la semplice degustazione, si poteva vendere al limite una bottiglia di vino”.
E aggiunge, “l’obiettivo a medio termine è far leva su questa agevolazione per far conoscere il territorio dove un vino nasce, ed è per questo che il titolare di una cantina deve elevare la sua formazione, di fato deve essere la guida turistica della sua terra, deve saper raccontare i tesori storici, culturali e artistici di essa”.
Il progetto di legge, non comporta oneri finanziari, ed è stato approvato accogliendo anche emendamenti delle opposizioni. In commissione sono stati auditi a metà luglio i rappresentanti del gotha abruzzese del settore, come Nicola D’Auria, presidente nazionale e regionale del Movimento Turismo del Vino; Lorenzo Di Sario, coordinatore regionale delle Città del Vino; Enrico Ruggero Cerulli Irelli, presidente del Consorzio Tutela Vini Colline Teramane ed Edoardo Diligenti, rappresentante Coldiretti Abruzzo.
Vedendo più nel dettaglio, la norma innanzitutto fissa la definizione di enoturismo da intendersi come “tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito delle cantine e dei vigneti.
Possono dunque svolgere questa attività gli imprenditori agricoli, singoli o associati che svolgono attività vitivinicola”, e le “imprese agroindustriali che svolgono attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti vitivinicoli”.
Presentando regolare Scia al Comune di appartenenza.
La norma fissa dunque standard minimi di qualità per l’attività enoturistica.
Durante lo svolgimento delle attività di enoturismo si stabilisce innanzitutto che deve essere presente il titolare dell’azienda o un suo delegato, in possesso di almeno due dei seguenti requisiti: “qualifica di imprenditore agricolo professionale”, “attestato di frequenza rilasciato a seguito di un percorso formativo”, “diploma o laurea in materie agrarie”, “titolo di enologo”, “esperienza lavorativa di durata almeno triennale svolta, presso imprese vitivinicole, in qualità di addetto al vigneto o alla cantina”, “attestati a master universitari di primo e secondo livello ad oggetto la viticoltura, marketing del vino ed enologia”.
Pensati per innalzare il livello anche i seguenti requisiti: apertura settimanale o anche stagionale di un minimo di tre giorni, strumenti per la prenotazione delle visite, preferibilmente informatici, sito o pagina web aziendale almeno in tre lingue compresa l’italiano, come pure materiale informativo sull’azienda e sui suoi prodotti stampato in almeno tre lingue, ambienti o spazi dedicati e adeguatamente attrezzati per l’accoglienza.
Inoltre si sottolinea, “l’attività di degustazione del vino all’interno delle cantine e delle aziende agricole è effettuata esclusivamente con calici di vetro da degustazione al fine di non pregiudicare l’analisi sensoriale e di garantire la valutazione e il riconoscimento della qualità dei vini”.
Nel caso in cui le attività di degustazione del vino in abbinamento a prodotti agroalimentari non siano svolte in ambito agrituristico, l’abbinamento ai prodotti vitivinicoli aziendali, stabilisce la nuova legge, deve avvenire con prodotti agroalimentari freddi preparati dall’azienda stessa, anche manipolati o trasformati, pronti per il consumo nel rispetto delle discipline e delle condizioni e dei requisiti igienico-sanitari.
Prevalentemente legati alle produzioni locali e tipiche della Regione Abruzzo, come i prodotti a denominazione geografica protetta (Dop), indicazione geografica protetta (IGP), specialità tradizionale garantita (Stg) e prodotto di montagna, prodotti agroalimentari tradizionali (Pat), prodotti ottenuti con metodo biologico.
La Giunta regionale, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, dovrà istituire l’elenco regionale degli operatori che svolgono attività enoturistiche, contenente l’indicazione dei servizi offerti da ciascuna attività, che è pubblicato sul sito istituzionale della Regione, disciplinandone le modalità di tenuta. E dovrà anche stabilire i criteri per l’organizzazione di corsi di formazione ad hoc.
Fonte: https://www.abruzzoweb.it