Tremila famiglie di vignaioli, nove cantine sociali, seimila ettari di vigneti tra la Majella, il Gran Sasso e il mare Adriatico per un milione di ettolitri di vino e venti milioni di bottiglie versate nei calici di tutto il mondo, oltre alla più grande bottaia del centro Italia capace di contenere settemila ettolitri di “nettare degli Dei” tipicamente abruzzese.

Sono i numeri di Codice Citra, la più grande comunità di soci vignaioli abruzzesi in cui si raggruppano tremila famiglie di viticoltori unite dal rispetto per la natura, da un legame generazionale profondo colmo di affetti e saperi, da un “codice” genetico etico e produttivo.

Si tratta della principale realtà cooperativa vitivinicola d’Abruzzo, fondata nel 1973, che riunisce nove cantine di provata esperienza tutte situate nella provincia di Chieti, un territorio di straordinarie potenzialità che sfrutta terroir e microclimi differenti, storica culla del Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo, la seconda provincia italiana e senza dubbio la prima in Abruzzo per la quantità di uve raccolte.

Lo scopo principe di Codice Citra, fin dalla fondazione, è sempre stato quello di dare più valore alla qualità enologica abruzzese raggruppando le più importanti realtà vitivinicole del chietino in una vasta gamma di vini Doc, Dop e Igp tra vitigni autoctoni come Montepulciano, Trebbiano, Pecorino, Cococciola e Passerina ma anche alloctoni come Chardonnay, Merlot, Pinot, Cabernet Sauvignon e Sangiovese. Dal 2010 sono entrati in produzione gli spumanti dei vitigni autoctoni con rifermentazione in autoclave e in bottiglia. E poi i vini della linea Silene, dal nome del fiore che sboccia sulla Maiella, nelle versioni Bio e Bio vegan, in risposta alle sempre crescenti esigenze salutistiche dei consumatori e con un packaging quasi completamente riciclabile.

Inoltre, in occasione del Vinitaly 2019, Codice Citra ha ottenuto tre importanti riconoscimenti assegnati dal premio 5 Stars Wines, la prestigiosa selezione annuale di vini che diventa la guida 5 Stars Wines – The Book 2019. Pecorino vino spumante brut millesimato “Fenaroli” 2014, Cerasuolo d’Abruzzo Dop superiore “Ferzo” 2018 e Montepulciano d’Abruzzo Dop Riserva “Laus Vitae” 2014, sono i vini premiati durante la kermesse internazionale.

“Siamo molto soddisfatti di questi riconoscimenti – dice a Virtù Quotidiane Valentino Di Campli, presidente di Codice Citra – . Tre grandi vini che rappresentano la nostra produzione a 360 gradi e non ultimo uno spumante metodo classico millesimato da uve pecorino, una novità tutta abruzzese che premia tutti gli sforzi e gli investimenti che stiamo mettendo in campo per far conoscere i nostri vitigni autoctoni”.

Piedi ben piantati nel territorio ma vocazione internazionale per la grande cooperativa chietina se si considera che il Montepulciano d’Abruzzo di Codice Citra è il più versato al mondo. L’azienda, presente in oltre cinquanta paesi, è la prima “export” di vini d’Abruzzo. Gli acquirenti principali sono Stati Uniti, Canada, Germania, Belgio, Giappone e Cina, si brinda con vini Codice Citra anche sui voli di linea di numerose compagnie aeree.

Ma non è tutto. È degno di nota infatti l’impegno ambientale che la cooperativa mette in campo indirizzando le scelte aziendali verso l’utilizzo di energie sostenibili. Un percorso avviato nel 2011 con l’attivazione di un impianto fotovoltaico a impatto zero e culminato con l’ottenimento della certificazione ambientale ISO e l’avvio di un progetto per la valutazione dell’impatto ambientale delle attività di tutta la filiera produttiva, dalla vigna alla bottiglia, in vista dell’ottenimento della certificazione Edp (Environmetal Product Declaration).

Dal 2017 la comunità vanta la collaborazione con Riccardo Cotarella, il presidente mondiale degli enologi, insieme al suo staff, nell’ottica di un’ampia opera di comunicazione e diffusione della tradizione vitivinicola.

Ma perché Citra? La parola Citra è un avverbio latino, il nome di uno dei due principati in cui risultava suddiviso l’Abruzzo nelle carte geografiche del Regno dei Borbone e dello Stato Pontificio, risalenti al XVIII secolo, a prima dell’Unità d’Italia. Citra quindi identifica l’area geografica delle nove cooperative associate ed esprime il forte legame con il territorio, l’antica sapienza vitivinicola che nel chietino si perde nella notte dei tempi.

Fonte: https://www.virtuquotidiane.it