Uno studio di prospettiva coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr analizza l’uso dell’editing genetico per una generazione di piante più pallide potrebbe essere un’arma in più nella lotta al cambiamento climatico. L’esperto: “Riflettono molta più radiazione solare”
Lo sviluppo delle società umane moderne è sempre stato accompagnato dall’introduzione di nuove piante coltivate. Praticamente tutti gli alimenti di origine vegetale che arrivano sulle nostre tavole provengono da varietà di piante che non esistevano nel passato. La “lunga marcia” per la creazione di nuove piante ha l’età dell’uomo moderno. È passata attraverso la selezione e domesticazione delle piante selvatiche, il miglioramento genetico attraverso incrocio e ibridazione, la mutagenesi (mutazioni genetiche indotte artificialmente in embrioni vegetali) e la transgenesi (trasferimento di geni da una specie all’altra). Oggi la tecnologia utilizzata è il cosiddetto genome editing, ovvero la manipolazione diretta del codice genetico tesa a modificarne le proprietà.
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