Hanno nomi fiabeschi e suggestivi come Turchino e Vento di scirocco e oggettivamente un po’ mirabolanti e accattivanti lo sono i trabocchi, autentici marchingegni in legno a mo’ di piattaforma protesa verso il Mare Adriatico, ancorati con pini d’Aleppo, dalla quale si protendono bracci che sostengono enormi reti da pesca a maglia. Anche Gabriele D’Annunzio ne era affascinato: «La macchina pareva vivere d’armonia propria, avere un’aria e un’effige di corpo d’anima» (dal Trionfo della morte). Danno il nome a un lungo tratto del litorale abruzzese in provincia di Chieti e costituiscono forse il principale motivo di orgoglio per San Vito Chietino, borgo dall’abitato medioevale ma di origini romane, che da una panoramica collina — si vedono la Majella e il Gran Sasso d’Italia — scende verso l’acqua. La sua vocazione originaria era proprio marittima, con le paranze che uscivano al largo e i calafati che le aspettavano al porto per ripararle e costruirne di nuove.

Anche l’agricoltura ha sempre avuto un ruolo importante e ancora oggi si coltivano ulivi e viti che danno ottimi olii e ricercate bottiglie di Montepulciano d’Abruzzo e Trebbiano. I suoi cinquemila e trecento abitanti (mille nel centro storico) sono stati bravi a captare le vibrazioni del turismo. All’Angolino da Filippo, che offre una cucina prestigiosa riconosciuta dalla Guida Michelin, tanti giovani hanno affiancato chioschi dove servono creative fritture di pesce in stile contemporaneo, come ad esempio Federica Primofiore eAndrea Ottaviano che dopo lauree e varie esperienze all’estero, sono tornati a casa in Abruzzo e nel loro Da Matti, con l’aiuto di Claudia, propongono una cucina fusion consistente in panini di mare colorati alla curcuma, nero di seppia, alga marina, spinaci, barbabietola. Giovani sono anche le sorelle Olivastri: Chiara, Valentina e Federica, rappresentanti la quarta generazione di vignaioli, all’Ariosa Winery acchiappano il meglio possibile della brezza di mare e la sposano con la qualità di vitigni piantati coi soldi degli avi tornati dalle fatiche canadesi. «Ci occupiamo di tutto e siamo felici del nostro lavoro perché in qualche modo portiamo avanti la bellezza del territorio — dicono all’unisono —. Esportiamo il vino anche all’estero e sapere che dall’altra parte del mondo conoscono attraverso il nostro vino anche un poco San Vito, i trabocchi e anche la nuova pista ciclabile che passa proprio qui, ci riempie di orgoglio».

L’Eremo di D’Annunzio
Sono luoghi ameni quelli che ruotano attorno a San Vito Chietino. Lo sapeva bene Gabriele D’Annunzio che alla contrada delle Portelle trovò il casolare ideale per consumare il suo amore con Barbara Leoni e la quiete necessaria per scrivere il Trionfo della Morte, in cui si legge a proposito di questa terra e questo mare: «Quella catena di promontori e di golfi lunati dava l’immagine d’un proseguimento di offerte, poiché ciascun seno recava un tesoro cereale. Le ginestre spandevano per tutta la costa un manto aureo. Da ogni cespo saliva una nube densa di effluvio, come da un turibolo. L’aria respirata deliziava come un sorso d’elisir». Oggi il suo Eremo è metà comunale e metà privato, quindi per la sua completa apertura bisognerà attendere ancora. Invece è pubblico quel Trabocco Turchino di cui il Vate parlò spesso. È da Rinaldo Verì, invece, che bisogna farsi raccontare la sua avventura al Trabocco di Punta Tufano, che gestisce da quasi venti anni. È stato lui, infatti, a renderlo agibile per ricevere turisti e scolaresche, facendo anche degustare all’interno i prodotti locali. «Ho costruito nei pressi di Punta Tufano un’aula didattica in cui spiego la storia di queste 13 macchine da pesca. Parlo anche degli agrumi della costa, una delle peculiarità di questa zona dell’Abruzzo, delle sette riserve naturali che ci sono tra Ortona e Vasto, le tradizioni dei pescatori come quella della processione a mare che parte dal piccolo porticciolo, di Gabriele D’Annunzio e della ferrovia dismessa».

Cicloturismo d’autore
Già, al posto delle vecchie rotaie adesso passa da qui la Bike To Coast in Abruzzo, nuova ciclovia lunga 131 km che va dal mare alla collina e ha anche vinto nel 2020 l’Italian Green Road Award, l’Oscar Italiano del Cicloturismo. Forse alla fine di giugno tutte le gallerie saranno messe a norma per consentire il passaggio in sicurezza dei ciclisti, ma già adesso viene utilizzata da chi ha San Vito Chietino come meta, anche per vedere la Chiesa della Madonna delle Grazie a S. Apollinare, frazione davvero suggestiva e pervasa da un forte spirito indipendentista e vuole fermarsi a mangiare il brodetto e i tortelli dolci. Guglielmo De Nobile, ex corridore professionista che ha indossato anche la maglia azzurra, originario proprio di San Vito e ora proprietario di un negozio di due ruote a Lanciano, è il più indicato per testimoniare il boom di vendite collegato alla ciclovia. «Anche chi pesca oggi va in bici: si è capito che pedalare fa bene al corpo e alla mente. La Bike to Coast offre scorci stupendi, io scelgo il tratto da San Vito fino a Rocca San Giovanni e Fossacesia, il più caratteristico grazie ai trabocchi». Non resta dunque che salire in sella e pedalare sino a San Vito Chietino, maggio del resto è il mese del Giro d’Italia.

Vivere a San Vito Chietino
Il paese si trova in provincia di Chieti, ha circa 5.300 abitanti, vanta un porto in cui attraccare, affaccia sul Mare Adriatico. Il territorio circostante leggermente collinare è assai fertile tanto è vero che la produzione di olio e vini risulta assai fiorente. La collocazione sulla Costa dei Trabocchi e il passaggio della Ciclovia Bike To Coast lo rende assai appetibile al turismo. Le possibilità di lavoro non mancano. Sul colle che guarda il mare, le case dei pescatori piacciono molto agli scandinavi che le acquistano volentieri, specialmente intorno al Belvedere Marconi. Non sono grandi ma molto panoramiche. Il prezzo per un trilobate sfiora i 200 mila euro.

Fonte: https://www.corriere.it/bello-italia/notizie/san-vito-chietino-collina-mare-tutto-fascino-trabocchi-34b54db6-ba56-11eb-b6f2-1cafcc061ca5.shtml