Le ferrovie dismesse sono un patrimonio di circa 8mila km di cui 5mila potenzialmente recuperabili per essere riconvertite in piste ciclabili. I cammini aperti e i prossimi cantieri
La prima a salvarsi dalla pattumiera della Storia fu la ferrovia Ora-Predazzo, in Val di Fiemme. Sul nastro sterrato dove avevano viaggiato legname e abeti di risonanza, prese forma, negli anni ’90, una greenway per la mobilità dolce di una ventina di km, con un dislivello in salita di 870 metri. Fu poi la volta della Modena–Vignola in Emilia, della Dittaino–Caltagirone in Sicilia e della Dobbiaco-Calalzo dall’Alto Adige al Cadore. Le ferrovie dismesse, un patrimonio di circa 8mila km di cui 5mila potenzialmente recuperabili, che, sfilando su binari a scartamento ridotto, tra piccoli caselli intonacati, avevano trasportato sale, ferro e arance, cominciavano a uscire dall’oblio.

A piedi, a cavallo, in bicicletta
Curve morbide, pendenze moderate e costanti, contesti di natura e silenzio, questi tracciati, veri capolavori ingegneristici quando attraversavano costoni alpini e appenninici, si prestavano perfettamente alla metamorfosi in vie verdi,greenway dedicate al movimento lento, a piedi, a cavallo e in bicicletta. Scriveva nel ’63 la naturalista May Theilgaard Watts al Chicago Tribune: «Siamo esseri umani in grado di camminare sui due piedi. Abbiamo bisogno di un sentiero, aperto a tutti. Il sedime dismesso della ferrovia Chicago Aurora & Elgin ci sta aspettando». Tre anni dopo nasceva la Illinois Prairie Path, la prima greenway ex strada ferrata del mondo, seguita dalla Elroy-Sparta State Trail nel Wisconsin.

In Italia, la trasformazione conta oggi mille chilometri di ex ferrovie, pari a 57 percorsi verdi, con una lunghezza media di 12 km, si legge nell’ultima indagine Fiab, Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Ancora briciole rispetto alla Spagna dove, con il programma Vías Verdes della Fundacíon de los Ferrocarriles, sono stati recuperati 130 percorsi di 3.100 km su un patrimonio di 7mila. Sempre in Europa, la Francia si è dotata di uno Schéma national des véloroutes & voies vertes che conta 3.400 km di chemin du rail, dotati di 690 contatori di passaggi, su un totale di 6mila km di ferrovie dimenticate. Con la realizzazione del National Cycle Network, la Gran Bretagna ha recuperato 3mila degli 11mila km di ex strade ferrate. Un processo iniziato a Bristol, la città portuale dei treni a vapore che conducevano alle sole miniere di carbone, dove, nel ’77, la neonata Sustrans rammendò la ferrovia abbandonata per Bath, creando la sua prima greenway.

Tornano i ciclisti, lavori in corso
Nel nostro piccolo, in Italia, molto si sta muovendo in questo neo-rinascimento della bicicletta che accompagna la pandemia. Se il Veneto, da dati Fiab, può contare su 165 km di ferrovie recuperate, seguito dall’Emilia Romagna con 132 e dalla Lombardia con 121, molti sono i cantieri aperti. «Settembre – rivela Antonio Dalla Venezia, coordinatore della ricerca sulle Ferrovie Dismesse -, ha visto l’inizio dei lavori per il recupero dei 50 km della Umbertide–Gubbio–Fossato di Vico della Ferrovia Centrale Umbra. Lavori sono in corso anche lungo i 34 km dellaLagonegro-Rotonda, nel Parco del Pollino, sulla ex ferrovia Calabro–Lucana inaugurata nel ’29. Nel Pavese si sta lavorando per portare a 32 i 14 km già recuperati della Voghera–Varzi. In Veneto, agli attuali 55 km della Treviso–Ostiglia si aggiungeranno i 35 da Montegalda fino a Cerea». È partito un cantiere anche inPuglia, a Castellaneta, con l’intento di rigenerare un tratto di 8 km dell’ex ferrovia Gioia del Colle–Palagianello, che si aggiungerà ai 5 già realizzati.

Tra ex caselli e vecchie gallerie
Nell’attesa, restrizioni Covid permettendo, si cammina o pedala sulla San Lorenzo a Mare–Ospedaletti, nel Ponente Ligure, di 23 km destinati ad allungarsi di 8 fino a Imperia. Con corsie separate per runner e ciclisti, i caselli trasformati in ristori, la ciclopedonale fu completata nel 2014 in seguito alla dislocazione a monte della ferrovia Savona-Ventimiglia che correva tortuosa lungo la costa. Il suo tratto più spettacolare sfila a picco sulla scogliera tra Marina di Aregai e San Lorenzo a Mare. Dopo Sanremo si apre la vecchia galleria di Capo Nero con il fondo stradale decorato da biciclette rosa e frasi evocative dei momenti salienti della Milano–Sanremo.

Il piano per la dorsale adriatica
Promette di essere ultimata entro l’estate del 2021 la Via Verde della Costa dei Trabocchi, 42 km da Ortona a Vasto, sul tracciato della ferrovia Adriatica arretrata alla fine degli anni ’90 – una strategia che il ministro Franceschini vorrebbe applicare a tutta la dorsale da Rimini a Brindisi -, attualmente interrotta da una frana a Punta Le Morge e da una galleria proprietà privata all’altezza della Riserva Naturale Ripari di Giobbe. Comunque pedalabile con incursioni sulla SS16, la greenway prende il nome dalle architetture fondate su palafitte, i trabocchi che, aggirando le rocce affioranti permettevano la pesca.
Di fascino sono anche le stazioncine lungo la Dobbiaco–Calalzo di Cadore, attiva tra il 1921 e il 1964. Di 65 km, la ciclopedonale regala scorci spettacolari sulla Croda Rossa, le Tre Cime e il Parco di Sennes–Braies. A San Vito di Cadore, nel museo della stazione, è conservato un modello del vecchio trenino bianco-azzurro delle Dolomiti. Lo stesso con cui Alberto Sordi e Sofia Loren arrivavano, in un tempo che pareva felice, seppur meno green, a Cortina.

Fonte:https://www.ilsole24ore.com